“Il valore nelle orme del cuore”: titolo affascinante, coinvolgente di cui assaporavo fantasticando il profondo contenuto che aveva catalizzato in poco tempo mille lettori. Volevo essere presente alla serata in cui l’autrice, Maria Lampa, lo avrebbe presentato al penultimo venerdì letterario del comune di Camerano. Ero lì e chiesi subito ad uno dei presenti se la scrittrice, che non conoscevo, fosse già arrivata. Certo, era già in sala, -da quella parte-, mi fu indicato, ma non riuscivo a vederla. La persona, che mi aveva dato l’indicazione mi guardava sorridendo mentre mi protendevo senza risultato. Poi capii, non poteva essere che lei, la chiamavano Maria. Nella frazione di un secondo riuscii a provare stupore misto ad annichilimento nell’incapacità di farmi avanti per presentarmi e conoscerci finalmente di persona. Lei stava parlando animatamente, ne approfittai per sedermi e controllare le mie emozioni contrastanti. Intanto la sua voce forte e sicura mi arrivava distintamente mentre riuscivo a vedere l’agitarsi delle sue belle mani dalle dita lunghe e affusolate. Lo stupore iniziale fu circondato dai suoi toni troppo alti proprio come i miei e fui invasa da una grande sensazione di pace. La fermai mentre si stava dirigendo al tavolo della presentazione, al volo, per dirle che ero Clara, la persona con cui aveva scambiato qualche mail nei giorni precedenti. Le diedi la mano stando seduta e il suo sorriso buono mi avvolse. Prese posto al tavolo. Seduta era normale. Il suo viso, le sue mani cominciarono a parlare e la stanza si riempì della sua maestosità. Maria: regina dell’anima, sovrastava tutto e tutti. Difficile immaginarsela come l’avevo vista pochi minuti prima. Ora era alta, regale, competente. Mise a nudo il suo cuore e anche la fragilità di un momento di commozione denotava forza. Si burlò con humor del suo corpo ed era proprio vero quello che diceva: nessuno, anche nella più veloce delle presentazioni, si poteva mai dimenticare di lei. Come dimenticarla. Il suo fisico di bambina cinquantenne non lo permetteva. La grandezza della sua anima neanche. La ascoltavo e mi trovavo ad intuire le sue parole; sapevo già cosa avrebbe detto come se conoscessi la sua vita, come se in quel collegio di Firenze dove fu mandata da bambina per curarsi e studiare ci fossi stata anche io. E certo che fu operata più volte, ingessata, immobilizzata nel dolore a guardare il soffitto e niente più. La severità delle assistenti erano altrettanti gessi che le stritolavano l’anima insieme al suo essere diversa in mezzo ad altre diversità. Lei il numero centonove su trecento: un numero in un piccolo lager. Nel descrivere ciò divenne rossa e la sua voce fu strozzata dall’emozione. Un’infanzia di dolore, a seguire un’ adolescenza priva di ogni canto del cuore per arrivare ad essere donna senza poterlo essere. La diversità vissuta come una gabbia di vita priva di ossigeno consumato dalla rabbia e dall’astio. Per uscire finalmente dal collegio e capire di essere rifiutata dal mondo esterno, dal mondo del lavoro. Unico rimpianto a quel punto le sue amiche, i saldi rapporti di amicizia, la mutua solidarietà intessuti all’interno dell’istituto. Quella forza comune che si erano create in anni e anni di privazioni, quell’essere uguali nella diversità. Ora era una diversa e basta, una diversa che ce la doveva fare da sola. Ma come? Si sentiva impotente, distrutta. Da quel momento di anni ne sono passati. Risultato? Maria ha fatto della sua vita un capolavoro luminoso. Dalla sua piccolezza si sprigionano ondate di luce capaci di raggiungere tutti. Cerchi concentrici che si allargano, si allargano, ti raggiungono donando emozioni sincere empatiche capaci di instillare sicurezza in chi non la ha e di accendere la luce dell’autorealizzazione da perseguire con caparbietà. Sapersi amare e rispettare: questo ha dovuto imparare Maria. Tirarsi fuori dalle sabbie mobili del vittimismo. Eliminare la rabbia e l’astio che le avvelenavano il cuore. Scoprire gli aspetti positivi della sua vita e della sua diversità. Capire che molti centimetri in meno e un po’ di gobba non ti tolgono la possibilità di vivere come tutte le altre persone nel sociale e nel lavorativo. Nel momento in cui si è accettata ha scoperto che il mondo la accettava. Da quel momento tutto fluì intorno alla sua meraviglia: il lavoro che la vedrà manager impegnata in viaggio per l’Italia e super organizzatrice delle attività in sede. Il lavoro di volontariato che mai mancherà. Lo studio e l’approfondimento di tematiche a lei care che la porteranno ad essere terapeuta all’interno del “Progetto 360”. Da “povera cosa” come riteneva di essere a persona importante per se stessa e per il prossimo. Infatti con la preparazione professionale acquisita, arricchita dalla sua enorme sensibilità, è in grado di aiutare chi, in difficoltà, si rivolge a lei. È come se dal suo fisico spuntassero tante antentennine mobili che leggono dentro l’anima altrui e le fanno capire i problemi delle persone più delle loro parole. Tutto questo e molto altro è raccontato dentro il suo libro: un insieme di pagine che traboccano emozione. Clara Schiavoni Scrittrice Recensione 2
IL VALORE NELLE ORME DEL CUORE Edizioni Marcelli “Il valore nelle orme del cuore” di Maria Lampa racchiude due caratteristiche principali: è un libro “evocatore” e anche “educatore”. È un libro “evocatore” di emozioni. Il pensiero dell’autrice lo vedo come cerchi concentrici che si allargano, si allargano e ti raggiungono donando sincere emozioni empatiche capaci di instillare sicurezza in chi non la ha, accendendo la luce dell’autorealizzazione da perseguire con caparbietà. È un libro “educatore” in quanto guida a tirarsi fuori dalle sabbie mobili del vittimismo, ad eliminare la rabbia e l’astio che a volte avvelenano il cuore, scoprendo gli aspetti positivi della propria vita. Aiuta a sapersi accettare e a “centrarsi”, potendo vivere con consapevolezza il nostro “qui e ora”. Grazie Mariolina, per quanto hai scritto! Clara Schiavoni Scrittrice
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