La preghiera
Pregare è una delle più profonde dimensioni dell’umano e si esprime come dinamismo di amore. Pregare significa sentirsi inseriti in un’onda vitale d’amore, dove tutto quello che di buono e di bello ogni persona porta dentro di sé viene messo in circolazione. Nella preghiera è tutto l’essere che viene avvolto dalla presenza del divino per diffondere a sua volta, spinto da una forza centrifuga, la vita che incessantemente riceve. Con la preghiera il credente esprime la sua piena fiducia nel Padre, sorgente di luce che tutto trasforma in bene, e rinnova il suo impegno: “Signore, fa che al tuo amore infinito si aggiunga anche il mio amore, per collaborare alla tua azione creatrice, comunicando vita ad ogni creatura”. Fr. Ricardo Perez Marquez Biblista “Centro Studi Biblici “G: Vannucci” Montefano
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La preghiera
In interiore homine habitat veritas ed Veritas est Deus, scriveva Agostino d’Ippona nelle sue celebrerrime Confessiones. Un’asserzione limpida e densa che attesta come il raccoglimento dell’anima in sé, la sua intimità mistica coincida con una coscienza della profondità di Dio che permette all’uomo di sentirsi, da un lato cosciente del suo nulla, ma dall’altro lato consapevole di avere in Dio i suoi confini. Eco dunque che la preghiera è ad un tempo divenire un solo spirito, come scrive San Paolo, ma anche attestazione profonda che lo Spirito in noi, geme inesprimibilmente attendendo la piena rivelazione della creazione nuova. Ecco dunque che la preghiera cristiana non è né un atto esteriore, né rituale propiziatorio ma intimo riconoscimento di essere creatura, ovvero di dover divenire nella libera adesione al Verbo e nell’apertura allo Spirito, autentica immagine del Padre. Questo per sottolineare che si tratta di un evento trinitario che implica una profonda comunione. Nella tradizione cristiana è emblematica la stupenda esperienza dei Padri del Deserto che accordano la preghiera al respiro e ripetendo il nome di Gesù, in una sorta di sistole-diastole dell’anima lasciano che la vita divina accada nella pienezza. Tuttavia anche la mistica occidentale, da Dionigi Pseudo areopagita a Meister Eckhart attestano la preghiera come quella pura fruizione appassionata nell’abisso di luce del Mistero divino che annulla ogni cosa mortale. E, infine, come dimenticare il Canto spirituale di Giovanni della Croce che muta in poesia un contatto così profondo con Dio tale da divenire quasi carnale, sostanza di luce dell’anima. Che Maria abbia pensato a dare forma orante a quel desiderio che rende l’uomo verticale, dice di una esperienza di autenticità e verità di cui è capace ogni creatura quando sperimenta la generosa gratuità dell’essere, e si sente abitare da una pienezza di vita che la porta alla più vera libertà dello spirito. Paola Mancinelli teologa e filosofa cattolica La preghiera di Maria
Una donna cammina scalza su un sentiero umido e ombroso. È sola, ma non ha paura. Di fronte a lei si alternano salite, discese ripide, passaggi stretti, ma sorride. Il suo sguardo è pieno di luce. Le sue mani sono unite, appoggiate sul petto. Le sue labbra non proferiscono parola, ma la sua anima è in dialogo, in sintonia con il creato che la circonda, in uno sforzo continuo di elevazione e ricerca. Ricerca del Divino, dello Spirito che ha donato il respiro all'immensità dei cieli e della terra, del Signore che le ha fatto il dono della vita e ha voluto per lei un nome bellissimo, Maria. Un nome che è sinonimo di purezza e devozione, che è esso stesso preghiera, emozione, gioia. La gioia dell'amore spirituale, dell'amore che si fa carne ma non passione, per donare la vita e diventare un tramite per l'umana salvezza. Maria è amata e venerata, va ricordato, non solo dai cristiani cattolici, ma anche dagli ortodossi e musulmani, che riconoscono i suoi miracoli e la chiamano Signora del Paradiso. Maria cammina sola su un sentiero non tracciato che conduce lontano, un sentiero che non ha un inizio e non ha una fine, ma è infinito. Al suo passaggio le ombre si diradano, le distanze si fanno lievi. Maria respira della bellezza nascosta nei meandri del mondo e soffia, come un alito di vento primaverile l'emozione della vita che coglie nei sorrisi, nei silenzi, negli sguardi, nelle attese dei figli di quell'umanità di cui è felice di essere sorella e madre. Maria prega, con una lacrima silenziosa, una carezza d'amore, un pensiero che rincorre senza mai riuscire ad afferrarlo. Con parole che volteggiano leggere e indomite e che con lei si danno forma, si sciolgono in inchiostro, diventano testo, un dono allo sguardo di chi le riceve. Maria si fa raggio di luce, entra nelle vite degli altri senza bussare, dialoga con i loro cuori senza parlare e, con rispetto e discrezione, legge i loro silenzi, i loro segreti, esplora le stanze chiuse delle loro anime sfiorandole con una carezza d'umanità. Ogni incontro è un passo in più sul sentiero che conduce a un luogo senza muri, dove le catene del pensiero e le sbarre della paura si inchinano alla misericordia di esseri umani erranti. A Maria che pronuncia preghiere dettate dal cuore che, come una musa, ispira poesia nella sua struggente semplicità, che sa parlare alle anime di ogni colore. Maria cammina su un sentiero umido e ombroso che al suo passaggio diventa soave e sfumato. Gli occhi socchiusi, sognanti... in silenzio. Eleva una richiesta a Dio, all'Amore, all'Eterno e alla Pace. Dietro di lei una eco sale in cielo. Amen. Si volta, non è sola. Si ferma incredula e commossa. Scopre che su quel sentiero ora ci sono uomini e donne a cui un giorno ha regalato una parola, un sorriso, un consiglio, a cui ha espresso una curiosità, con cui ha pianto e poi gioito. Maria prega con le sorelle e i fratelli che ha incontrato senza un perché, un giorno nel viaggio della vita. Un viaggio senza confini, dove l'unico orizzonte è l'amore, che non ha un colore solo, ma è la sintesi di tutte le sfumature e che non ha un nome solo, ma è la musica di tutti i suoni dello spartito. Mi sono trovata sul sentiero di Maria e mi sono unita alla sua orazione. Abbiamo sentito i nostri cuori battere all' unisono, cercando insieme il Signore, con parole nostre, con desideri, invocazioni, emozioni dettate dalla profondita' delle nostre anime in sintonia. Senza un libro, senza uno schema, senza uno schema. Due viaggiatrici scalze, umili e innamorate del creato, che insieme, hanno deciso di credere e pregare. Due sognatrici, due amanti delle parole, due spiriti in continua ricerca. Una donna italiana e una donna italo siriana. Una cristiana e una musulmana. Semplicemente, due credenti che si sono trovate nel bisogno di dare e ricevere amore. Asmae Dachan Giornalista e scrittrice italo-siriana musulmana L’ateo s’inchina di fronte al mistero dell’universo, di fronte alle cose che si intravedono ma non si riescono a capire, è consapevole dei suoi limiti, li accetta e confida nello sviluppo della ricerca scientifica per avere sempre migliori risposte agli enigmi che lo circondano.
L’ateo non prega, ma l’anelito che lo pervade per migliorare la vita dell’umanità è del tutto simile a quello che pervade coloro che pregano sinceramente, a quello che pervade l’animo della insuperabile autrice di queste bellissime preghiere. In verità, più che preghiere credo siano espressioni poetiche di un animo stracolmo di sensibilità. L’ateo non crede che la preghiera possa essere esaudita da Qualcuno anche perché nota che le chiese sono protette più dai parafulmini e dalle telecamere più che dalle preghiere. E i cristiani vanno dal medico o in ospedale quando stanno male. Però è stato scientificamente provato che le preghiere un effetto lo hanno. Alcuni ricercatori hanno voluto testare l’efficacia della preghiera sugli ammalati. Il risultato della ricerca, effettuata col metodo del doppio cieco, è stato il seguente:
Dante Svarca ateo La preghiera di Maria
Nel racconto poetico che Maria Lampa offre in queste pagine ci raggiunge l’invito a sostare per riconoscere che cosa siamo davvero la fede, la preghiera, la libertà e l’amore. Così facendo, in verità, c’è modo di comprendere meglio noi stessi: queste poesie sono specchio d’umanità. Certo, parole essenziali come quelle che ho appena evocato spesso sono divenute opache perché manca il loro corrispettivo nell’esperienza vissuta. La fede di solito è immaginata come un dono che alcuni avrebbero e altri no, oppure viene assimilata a una certezza granitica, priva di dubbio e di ricerca, o più spesso è ridotta all’adesione alle pratiche di culto. E’ una fede disanimata, distante dalle persone e dalla vita comune. Allora la preghiera, quando ancora viene rivolta al cielo, prende la forma di una richiesta di grazie, benedizioni, “favori” chiesti alla divinità. A sua volta la libertà resta sfigurata e concepita come mancanza di responsabilità nei confronti degli altri, totale autodeterminazione nella lotta economica, egoismo sistematico in ogni versante dell’esistenza. In ogni caso la libertà come arbitrio prepara per chi se ne fida la più grande delusione: dopo che le mete cercate si sono realizzate, riemergerà un sentimento di assurdità: il senso e la pienezza della vita non stavano in ciò che cercavamo. L’amore poi in genere è ridotto a una specie di illusione, a un’emozione fugace, a un sentimento irrazionale. Altrimenti prende le sembianze, ben più concrete, dell’amore per il potere, un amore che facilmente può rivelarsi oppressivo, come accade così frequentemente nei casi di violenza degli uomini contro le donne. La poesia restituisce uno sguardo veritiero, riporta alla luce tutto quello che era stato nascosto o dimenticato. Ed è quello che accade con i versi di Maria, con i suoi pensieri verticali. E’ un’espressione riferita non tanto allo sforzo delle persone di salire verso Dio, quanto al fatto che Dio stesso si approssima ed eleva le nostre vite al di sopra della sofferenza, dell’infelicità, del male e della morte. E’ un Dio che non giudica, che sostiene e risana, che invita a una felicità sconosciuta eppure intima, radicata in ciò che siamo. Per questo, nella lirica Armonia, Maria chiede con aspettativa reale: “Signore aiutami ad accordare la mia vita”. Dalle poesie raccolte in questo libro si coglie che in realtà la fede è l’attaccamento, l’adesione al legame tipica di una relazione interpersonale d’amore. Infatti la fede stessa è rivolta all’amore come relazione e forma di vita comune e proviene dall’esperienza di questo amore in cui tutti siamo immersi, come attesta la lirica Comunione. Per chi lascia risuonare un cuore aperto le parole di una lirica come Dio c’è si annuncia la scoperta del fatto che, in realtà, la fede è adesione alla relazione con il Dio vivente e comporta di entrare negli stessi sentimenti di Dio. Per i cristiani questo significa condividere i sentimenti di Gesù. Dunque si tratta di fede nell’uomo, fede in quella comunione creaturale che Gesù chiama Regno. Le parole di Maria mi hanno fatto pensare che non è autentica la fede in Dio se non è anche fede nell’umanità, nella fraternità e nella sororità che ci lega tutti e non esclude nessuno. Il contrario della fede non è affatto il dubbio, è l’indifferenza, la durezza di cuore e la mente chiusa, quell’insensibilità che prima o poi tenta chiunque, come Maria confessa di sé nel testo di Indifferenza. Nel percorso poetico che si svolge in queste pagine si comprende che la fede non è una credenza separata dalla vita, è amore. E l’amore non è altro che la vita vera, non è un’aggiunta esterna, né soltanto un’emozione o un sentimento. Ma per vivere l’amore senza sprecarlo e senza voltargli le spalle servono due cose: la libertà e l’umiltà. La libertà è quella di rispondere con la propria unicità di persona originale all’invito dell’amore. Qui ho sentito la consonanza tra le parole di Maria e l’ammonimento dell’apostolo Paolo, che ci ricorda: la libertà non diventi pretesto per il vostro egoismo (cfr. Gal 5,13). L’umiltà, d’altra parte, è la capacità di farsi piccoli, di accettare il limite, di stare con i piccoli senza mai produrre umiliazione di nessuno, come è detto nella poesia Umiltà. Il messaggio centrale del libro di Maria Lampa, di conseguenza, mi sembra offerto nel ricordarci che, se c’è vita e se c’è futuro, essi vengono dall’amore di qualcuno che sa vivere l’amore come comunione gioiosa e irriducibile, più forte di ogni altro criterio o forza contraria. Ecco perché parlavo di uno specchio di umanità: da questa parola poetica ci è rimandata l’immagine della stoffa dell’umano. La sua trama è fatta della capacità filiale di affidarsi, della libertà liberata dall’egoismo, dell’amore generoso e paziente. Queste sono le forze “religiose”, riservate a chi è credente, queste sono le forze costitutive dell’umanità di chiunque. In una prospettiva del genere che cos’è allora la preghiera? Non è una richiesta, non si fa per bisogno o per interesse. La preghiera non è neppure l’incerto e arduo tentativo di raggiungere Dio stanandolo dalla sua assenza. Dio c’è, dice Maria. Vuol dire che non è lui a stare lontano, siamo noi a essere caduti nel sonno mortale dell’incoscienza, della distrazione, dell’angoscia. Perciò la preghiera sincera è il ritorno della persona o di una comunità alla presenza del Dio vivente; è il tornare in noi stessi per scoprirci partecipi di una relazione con quel Tu eterno che non è mai venuto a meno e che non ci abbandona per nessuna ragione. Chi si rende conto di tutto questo impara a guardare con fiducia la vita. Chi coltiva questa saggezza più va avanti negli anni e più capisce che “tutto è riparabile”, come Maria dice in Riparazione. Anziché diventare cinica e disperata, la persona sensibile a questo dinamismo sa che non c’è situazione oppressiva in cui non ci sia una via d’uscita e di liberazione. Proprio per questa fede profonda, una persona così diviene un riferimento vitale per molti altri. Ed è precisamente quello che sta facendo Maria Lampa, con le poesie che qui offre, certo, e anzitutto con la poesia d’umanità e di riconoscenza che lei realizza nel suo modo di vivere. Roberto Mancini Filosofo, scrittore cattolico |
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