La preghiera di Maria
Nel racconto poetico che Maria Lampa offre in queste pagine ci raggiunge l’invito a sostare per riconoscere che cosa siamo davvero la fede, la preghiera, la libertà e l’amore. Così facendo, in verità, c’è modo di comprendere meglio noi stessi: queste poesie sono specchio d’umanità. Certo, parole essenziali come quelle che ho appena evocato spesso sono divenute opache perché manca il loro corrispettivo nell’esperienza vissuta. La fede di solito è immaginata come un dono che alcuni avrebbero e altri no, oppure viene assimilata a una certezza granitica, priva di dubbio e di ricerca, o più spesso è ridotta all’adesione alle pratiche di culto. E’ una fede disanimata, distante dalle persone e dalla vita comune. Allora la preghiera, quando ancora viene rivolta al cielo, prende la forma di una richiesta di grazie, benedizioni, “favori” chiesti alla divinità. A sua volta la libertà resta sfigurata e concepita come mancanza di responsabilità nei confronti degli altri, totale autodeterminazione nella lotta economica, egoismo sistematico in ogni versante dell’esistenza. In ogni caso la libertà come arbitrio prepara per chi se ne fida la più grande delusione: dopo che le mete cercate si sono realizzate, riemergerà un sentimento di assurdità: il senso e la pienezza della vita non stavano in ciò che cercavamo. L’amore poi in genere è ridotto a una specie di illusione, a un’emozione fugace, a un sentimento irrazionale. Altrimenti prende le sembianze, ben più concrete, dell’amore per il potere, un amore che facilmente può rivelarsi oppressivo, come accade così frequentemente nei casi di violenza degli uomini contro le donne. La poesia restituisce uno sguardo veritiero, riporta alla luce tutto quello che era stato nascosto o dimenticato. Ed è quello che accade con i versi di Maria, con i suoi pensieri verticali. E’ un’espressione riferita non tanto allo sforzo delle persone di salire verso Dio, quanto al fatto che Dio stesso si approssima ed eleva le nostre vite al di sopra della sofferenza, dell’infelicità, del male e della morte. E’ un Dio che non giudica, che sostiene e risana, che invita a una felicità sconosciuta eppure intima, radicata in ciò che siamo. Per questo, nella lirica Armonia, Maria chiede con aspettativa reale: “Signore aiutami ad accordare la mia vita”. Dalle poesie raccolte in questo libro si coglie che in realtà la fede è l’attaccamento, l’adesione al legame tipica di una relazione interpersonale d’amore. Infatti la fede stessa è rivolta all’amore come relazione e forma di vita comune e proviene dall’esperienza di questo amore in cui tutti siamo immersi, come attesta la lirica Comunione. Per chi lascia risuonare un cuore aperto le parole di una lirica come Dio c’è si annuncia la scoperta del fatto che, in realtà, la fede è adesione alla relazione con il Dio vivente e comporta di entrare negli stessi sentimenti di Dio. Per i cristiani questo significa condividere i sentimenti di Gesù. Dunque si tratta di fede nell’uomo, fede in quella comunione creaturale che Gesù chiama Regno. Le parole di Maria mi hanno fatto pensare che non è autentica la fede in Dio se non è anche fede nell’umanità, nella fraternità e nella sororità che ci lega tutti e non esclude nessuno. Il contrario della fede non è affatto il dubbio, è l’indifferenza, la durezza di cuore e la mente chiusa, quell’insensibilità che prima o poi tenta chiunque, come Maria confessa di sé nel testo di Indifferenza. Nel percorso poetico che si svolge in queste pagine si comprende che la fede non è una credenza separata dalla vita, è amore. E l’amore non è altro che la vita vera, non è un’aggiunta esterna, né soltanto un’emozione o un sentimento. Ma per vivere l’amore senza sprecarlo e senza voltargli le spalle servono due cose: la libertà e l’umiltà. La libertà è quella di rispondere con la propria unicità di persona originale all’invito dell’amore. Qui ho sentito la consonanza tra le parole di Maria e l’ammonimento dell’apostolo Paolo, che ci ricorda: la libertà non diventi pretesto per il vostro egoismo (cfr. Gal 5,13). L’umiltà, d’altra parte, è la capacità di farsi piccoli, di accettare il limite, di stare con i piccoli senza mai produrre umiliazione di nessuno, come è detto nella poesia Umiltà. Il messaggio centrale del libro di Maria Lampa, di conseguenza, mi sembra offerto nel ricordarci che, se c’è vita e se c’è futuro, essi vengono dall’amore di qualcuno che sa vivere l’amore come comunione gioiosa e irriducibile, più forte di ogni altro criterio o forza contraria. Ecco perché parlavo di uno specchio di umanità: da questa parola poetica ci è rimandata l’immagine della stoffa dell’umano. La sua trama è fatta della capacità filiale di affidarsi, della libertà liberata dall’egoismo, dell’amore generoso e paziente. Queste sono le forze “religiose”, riservate a chi è credente, queste sono le forze costitutive dell’umanità di chiunque. In una prospettiva del genere che cos’è allora la preghiera? Non è una richiesta, non si fa per bisogno o per interesse. La preghiera non è neppure l’incerto e arduo tentativo di raggiungere Dio stanandolo dalla sua assenza. Dio c’è, dice Maria. Vuol dire che non è lui a stare lontano, siamo noi a essere caduti nel sonno mortale dell’incoscienza, della distrazione, dell’angoscia. Perciò la preghiera sincera è il ritorno della persona o di una comunità alla presenza del Dio vivente; è il tornare in noi stessi per scoprirci partecipi di una relazione con quel Tu eterno che non è mai venuto a meno e che non ci abbandona per nessuna ragione. Chi si rende conto di tutto questo impara a guardare con fiducia la vita. Chi coltiva questa saggezza più va avanti negli anni e più capisce che “tutto è riparabile”, come Maria dice in Riparazione. Anziché diventare cinica e disperata, la persona sensibile a questo dinamismo sa che non c’è situazione oppressiva in cui non ci sia una via d’uscita e di liberazione. Proprio per questa fede profonda, una persona così diviene un riferimento vitale per molti altri. Ed è precisamente quello che sta facendo Maria Lampa, con le poesie che qui offre, certo, e anzitutto con la poesia d’umanità e di riconoscenza che lei realizza nel suo modo di vivere. Roberto Mancini Filosofo, scrittore cattolico
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